Centro Antidiscriminazione “L’Amara”, uno sportello di accoglienza e primo ascolto

Centro Antidiscriminazione “L’Amara”, uno sportello di accoglienza e primo ascolto

23 Settembre 2025 Off Di Redazione

Questa sera, alle 19, al Convitto Palmieri di Lecce, si terrà la presentazione del Centro Antidiscriminazione “L’Amara”, il primo della provincia di Lecce, uno sportello di accoglienza, primo ascolto e supporto per vittime di discriminazione a causa dell’orientamento sessuale e identità di genere, promosso dall’ATS composta da Spazio Sociale Zei (capofila) DiVagare, 73100 GAYA, Transparent, LeA- Liberamente e Apertamente, Arci Cassandra e Arcigay Salento, con il contributo dell’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) e la collaborazione di altri enti pubblici e privati.

Intervengono:

Gaia Barletta, Alessia Bleve, Adriano Sergio, Coordinamento CAD L’Amara

Stefano Rossi, direttore generale ASL

Mauro Marino, Polo Biblio-Museale

Maria Pia Scarciglia, Antigone

Antonio Lamparelli, Open Group

A seguire un estratto dallo spettacolo “A Mara”, con Salvatore Cazzella, Eleonora Loche, Arianna Lupo, testi di Marianna Donativi, Angela Elia, Eleonora Loche, Arianna Lupo con la consulenza artistica di Fabrizio Saccomanno, prodotto da Movidabilia e Anffas, per restituire la memoria di un personaggio molto conosciuto nella città di Lecce: Mara, una delle prime donne trans italiane.

Attraverso il racconto di un’infanzia segnata dalla povertà negli anni della Seconda Guerra Mondiale, si arriva all’età adulta, con scelte scandalose per l’epoca che produssero insanabili contrasti familiari. Nell’ultima parte della sua vita Mara, in possesso di un significativo patrimonio immobiliare, fa i conti con una città che sorride del personaggio ignorando la sua umanità fatta – come per ognuno di noi – da luci ed ombre. “Una peccatrice rimane sempre una peccatrice, anche quando smette di peccare”: Mara si sentirà poco compresa sino alla fine dei suoi giorni.

Mara, in una città piccola come tante, resterà sempre “diversa” e non la sua omosessualità vissuta apertamente e senza vergogna. Sarà lo specchio beffardo dei vizi dei suoi concittadini senza mai ostentare supposte virtù. La città non le perdonerà, probabilmente, la sincerità – nel bene e nel male- delle sue azioni. Non le perdonerà, soprattutto, la sua libertà molto lontana da un’idea schematica della diversità. In scena due narratrici alle quali è affidato il compito di raccontare una vita libera ma complicata, segnata soprattutto dalla solitudine di chi subisce prima l’ostilità della famiglia e poi di un ambiente cittadino pettegolo e malevolmente occhiuto. Nei panni di Mara un attore disabile ipovedente che racconta gli ultimi istanti di vita: ricordi amari, preghiere a Dio e desideri sussurrati alle poche amiche ma che rimarranno inascoltati.

 

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