“Il Mario… con tanto amore…” di Paola Tintinelli in scena alle Manifatture Knos
23 Novembre 2025Un uomo qualunque, un postino senza età, un piccolo eroe del quotidiano: questa sera (ore 19:00) alle Manifatture Knos di Lecce con “Il Mario… con tanto amore…” di Paola Tintinelli si conclude la terza edizione di Altre Latitudini.
La rassegna domenicale ideata e organizzata da Principio Attivo Teatro con il sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Puglia, ha proposto un viaggio tra musica, danza e teatro contemporaneo, con quattro appuntamenti pomeridiani dedicati a nuovi linguaggi e visioni della scena. In questo spettacolo muto e in bianco e nero, attraversato dalle note di Enzo Jannacci e Mario Abbate, dalle voci di vecchie radio e dai suoni della memoria, l’attrice, autrice, regista, performer e scenografa, con la passione per il circo ed il mondo sonoro, costruisce un piccolo universo poetico e sospeso, dove il silenzio parla e la vita si svela nei gesti più semplici.
“Mario è un nome comune per un uomo comune. Mario è un ex postino che attraversa l’ultimo tratto della propria esistenza — o forse mette fine a una certa vita per ricominciarne un’altra. Il titolo richiama una canzone di Mario Abbate, che accompagna la scena insieme ai brani di Enzo Jannacci, di cui amo profondamente la poesia, e a una radio che trasmette previsioni del tempo – sottolinea Paola Tintinelli -. Non lo definirei realmente uno spettacolo: è più un block notes, un taccuino di annotazioni sparse. Appunti di problemi brucianti, idee, scoperte, invenzioni, progetti, partiture, materiali, attività laterali… lettere, giornali, calendari, indirizzi, date, mappe di viaggio, incontri… e poi niente. La storia è una storia, mille storie, la mia storia. Il luogo è una stanza, un angolo di strada, un armadietto, un’anticamera della morte. E al centro c’è un uomo: un corpo umano, fragile e poetico imballaggio dello scheletro della morte e della speranza di durare fino al giudizio universale – prosegue l’attrice -. Non pronuncia una parola: muto e vuoto come una tomba, espone in pubblico ciò che per un individuo è il massimo del segreto, quel valore supremo che al mondo può sembrare ridicolo, minimo, una miseria. L’arte prende quella miseria e la porta alla luce del giorno. Che cresca, che governi. La mia gratitudine – conclude – va a Giulietta Masina e a Fellini per La strada e I Clowns, a De Sica per Miracolo a Milano e Il giudizio universale, a Totò, Buster Keaton e Charlie Chaplin per essere esistiti, a Samuel Beckett, a Tadeusz Kantor pittore e uomo di teatro, e agli ex colleghi postini che ancora oggi resistono dopo quarant’anni di marciapiede”.



