
“Lireta. A chi viene dal mare”, la storia di una migrante diventa uno spettacolo
5 Agosto 2025Lireta Katiaj, una migrante. La sua storia è diventata uno spettacolo di Mario Perrotta, “Lireta. A chi viene dal mare”, interpretata da Paola Roscioli in scena oggi a Galatone, nell’atrio di Palazzo Marchesale, alle 21, un appuntamento del ricco cartellone di “Crita – Festival delle arti”, rassegna itinerante dedicata al teatro, alla musica e alla danza, a cura della cooperativa Ventinovenove, con la direzione artistica di Gabriele Polimeno e Mary Negro.
“Lireta. A chi viene dal mare” racconta la storia di Lireta Katiaj, una donna che ha affrontato la traversata del mare per cercare una nuova vita. Lo spettacolo, tratto dal suo diario, unisce l’invenzione teatrale con la realtà dei luoghi e dei volti legati al fenomeno migratorio. Il testo è arricchito dalla presenza di musica e suoni che contribuiscono a creare un’atmosfera emotiva e coinvolgente.
“Lireta. A chi viene dal mare” non è solo la storia di una singola persona, ma un racconto corale che riflette le esperienze di molti migranti, utilizzando il diario di Lireta come punto di partenza per esplorare il tema dell’immigrazione in modo profondo e toccante. Il progetto teatrale è nato dalla volontà di unire l’arte con la realtà, dando voce a chi spesso non ne ha.
Mercoledì 6 agosto, alle 21, a Cutrofiano, in Piazza Municipio, Giuseppe Semeraro porta in scena “Digiunando davanti al mare”, della compagnia Principio attivo teatro, con i testi di Francesco Niccolini, ispirato a un frammento delle vicende umane di un gigante dimenticato, Danilo Dolci, attraverso il corpo nudo del teatro.
La figura di Danilo Dolci sfugge a qualsiasi tentativo di classificazione: poeta, intellettuale, pedagogo. Dopo un breve viaggio in Sicilia decide di ritornarci e di mettersi al fianco degli ultimi, dei diseredati, dei banditi come li chiamava lui stesso. Negli anni cinquanta organizza e promuove tantissime manifestazioni e scioperi in difesa dei diritti dei contadini, dei pescatori, dei disoccupati. Il suo attivismo gli valse due candidature a premio Nobel per la pace e il riconoscimento a livello internazionale del suo operare. Sempre in quegli anni con i contadini progetta e realizza una radio clandestina, un asilo, una diga, l’università popolare insieme a tanti progetti culturali. Quello che più mi interessa in questa figura sono le sue qualità umane, il suo grande potere comunicativo e soprattutto la fiducia che sapeva spargere attorno a sé. Qualità che gli permisero di creare un grande movimento popolare che sfociò nel grande “Sciopero alla rovescia”; manifestazione che rivendicava il fatto che dei disoccupati per protesta andavano a lavorare rendendosi utili in lavori per la collettività. Danilo Dolci voleva, con i disoccupati Siciliani, ricordare all’Italia intera che per la Costituzione Italiana il lavoro è un diritto ma anche un dovere se questo lavoro ha un’utilità pubblica. Durante la manifestazione Danilo Dolci fu arrestato assieme ad alcuni collaboratori, ne seguì un processo che segnò un profondo spartiacque nell’Italia del dopoguerra.