Un Parco costiero e sommerso a Porto Cesareo. Iniziano i lavori del nuovo progetto

Un Parco costiero e sommerso a Porto Cesareo. Iniziano i lavori del nuovo progetto

4 Maggio 2025 Off Di Redazione

Sono partiti i lavori per la realizzazione del Parco sommerso e costiero di Porto Cesareo, un progetto promosso dal Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento e dal Comune di Porto Cesareo e approvato nell’ambito del Bando Smart-In, che la Regione Puglia ha destinato alla valorizzazione delle aree archeologiche.

Il progetto vede la direzione scientifica della professoressa Rita Auriemma, la direzione lavori di Francesco Baratti e coinvolge anche l’Area Marina Protetta Porto Cesareo, la Capitaneria di Porto di Gallipoli-Porto Cesareo, il Centro di Educazione Ambientale e il Coordinamento Ambientalisti pro Porto Cesareo O.d.V.

Si tratta di un progetto pilota per la Puglia, grazie al quale si potrà sperimentare l’incontro tra turismo e cultura in ambiente marino e porre il turismo sostenibile, esperienziale, lento, intelligente, al servizio del patrimonio. Fatta eccezione, infatti, per le due Aree marine Protette e Parchi sommersi di Baia e Gaiola in Campania, non esistono sul territorio nazionale altre esperienze del genere.

“L’Università del Salento è cresciuta negli anni divenendo un potente motore di innovazione territoriale, contribuendo sempre più allo sviluppo del Salento, alla valorizzazione del suo potenziale endogeno, a partire dal patrimonio culturale che ne costituisce uno degli asset principali – commenta il rettore Fabio Pollice -. Abbiamo contribuito alla conoscenza di questo incredibile patrimonio, alla sua tutela e, nondimeno, alla sua patrimonializzazione, portando la comunità locale a riconoscerlo come proprio riferimento identitario e a coglierne le potenzialità, lavorando con noi alla sua valorizzazione. L’esempio del Parco sommerso e costiero di Porto Cesareo, da questo punto di vista, è emblematico: recuperando alla comunità salentina beni storici e archeologici di inestimabile valore, si otterrà un rafforzamento dell’attrattività turistica del nostro territorio e della Puglia nel suo complesso. Un risultato di cui non possiamo che andare orgogliosi e che sarebbe stato irraggiungibile senza la professionalità e la passione delle nostre ricercatrici e dei nostri ricercatori”.

“Il progetto dedicato a Porto Cesareo – commenta la professoressa Auriemma – lancia una sfida entusiasmante: rendere visibile un patrimonio invisibile, portare le persone al patrimonio, cioè a toccare con mano i beni culturali sommersi, ma anche portare quel patrimonio alle persone che non possono raggiungerlo attraverso la tecnologia. La strada per una sfida del genere parte dalla conoscenza di questi beni, attraverso la ricerca subacquea, e arriva alla loro valorizzazione, attraverso il coinvolgimento delle persone e delle comunità. Il processo prevede la musealizzazione in situ, come vuole la Convenzione UNESCO 2001 sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, attraverso la creazione del parco archeologico sommerso con soluzioni adeguate ai diversi tipi di beni, ma anche l’accessibilità ampliata e la fruizione da terra di quegli stessi giacimenti attraverso metodologie e tecnologie innovative e sperimentali. L’obiettivo di lungo periodo è arginare la perdita di importanti testimonianze del passato e soprattutto garantire una positiva ricaduta economica legata alla promozione turistica sostenibile del patrimonio culturale inteso come bene comune, nel rispetto dei principi della Convenzione di Faro 2005″.

Il progetto per il Parco sommerso e costiero di Porto Cesareo mira alla valorizzazione e fruizione delle importanti tracce di insediamenti umani, di rotte e traffici marittimi presenti sui fondali e caratterizzate, oltre che dalla densità e dalla varietà tipologica (strutture, relitti, aree di concentrazione di frammenti fittili, rinvenimenti isolati di ancore, anfore, ecc.), anche da un’eccezionale evoluzione storica – dal II millennio a.C. all’età tardomedievale e moderna – che rappresenta un altro valore aggiunto per la conoscenza della storia di questi paesaggi del Mediterraneo. Quello che il mare ha coperto è una larga fascia di costa antica che bisogna immaginare in continuità con le evidenze a terra.

Il primo step vedrà la realizzazione di indagini archeologiche, cioè prospezioni e scavi a terra e in mare, preliminari all’allestimento di percorsi costieri e subacquei; gli scavi, condotti su concessione del Ministero della Cultura, saranno diretti dalla professoressa Auriemma e realizzati dal Gruppo di Archeologia subacquea del Dipartimento di Beni Culturali, con il supporto delle ditte ArcheoTest e A. Colucci e la partecipazione di studenti, specializzandi e dottorandi dell’Università del Salento e di altri Atenei (Padova, Bari, Roma).

Nella località di Scalo di Furno sono previsti vari interventi: la recinzione e la riproduzione di una capanna ispirata all’insediamento dell’età del Bronzo, totem e passerelle, un chiosco infopoint e ristoro, app in realtà virtuale per la comprensione delle profonde evoluzioni del paesaggio. Altri elementi permetteranno la fruizione di vari siti subacquei (il relitto delle Colonne, il relitto delle anfore Tripolitane, i relitti spiaggiati, la necropoli sommersa di Torre Chianca, la cava sommersa di Torre Castiglione): segnaletica specifica, barca con fondo di vetro a energia solare, sup trasparenti e tablet subacquei, sistemi di videosorveglianza dei giacimenti sommersi, app dedicate alla narrazione dei vari contesti.

Il progetto vedrà il pieno coinvolgimento degli attori del territorio e della comunità locale, attraverso eventi, laboratori e attività, in un processo partecipato di conoscenza, formazione e riappropriazione del patrimonio naturale e culturale, sopra e sotto il mare.

 

Condividi: