In scena “Rosso Rame”, spettacolo ispirato a Dario Fo e alla sua musa ispiratrice

In scena “Rosso Rame”, spettacolo ispirato a Dario Fo e alla sua musa ispiratrice

24 Agosto 2025 Off Di Redazione

Lunedì 25 agosto, a Collepasso, al Palazzo Baronale, alle 21 va in scena “Rosso Rame” lo spettacolo di Mary Negro e Gabriele Polimeno della cooperativa Ventinovenove, direttori artistici di “Crita. Festival delle arti” rassegna itinerante dedicata al teatro, alla musica e alla danza in cui è inserito l’appuntamento. Con loro sul palcoscenico Patrizia Ponzetta, Anna Carla Colì e Silvia Giaffreda.

Lo spettacolo, ispirato all’estro del Premio Nobel Dario Fo e alla sua musa ispiratrice Franca Rame, è composto da tre atti unici che esplorano la femminilità tracciandone i contorni con brillante comicità. Temi scottanti di dinamiche sociali al femminile, vengono affrontati con ironia e leggerezza per una riflessione mai patetica e scontata ma dinamica e partecipata. Un modo inconsueto e certo lontano da quello proposto quotidianamente dai media, per porre l’attenzione su temi quali quello della fecondazione assistita, della violenza praticata sulle donne, dell’aborto. Una puntata speciale di SuperQuark, dove gli animali che verranno osservati e studiati, saranno gli esseri umani nei loro Habita naturali. In scena i testi: “Previsioni meteo stupro” di Franca Rame; “Voce amica” di Dario Fo e Franca Rame; “Il figlio in provetta” di Dario Fo e Franca Rame.

“Piantati in asso” è il tema dell’ottava edizione di “Crita – Festival delle arti”, che fino a metà settembre fa tappa a Galatone, Bagnolo del Salento, Collepasso, Cutrofiano e Maglie. Il tema di quest’anno gioca con la parola “Asso” che dà il nome al fiume che attraversa il territorio salentino toccando tutti i Comuni coinvolti, conosciuto come Canale dell’Asso. Un’edizione dedicata all’acqua generatrice del ciclo di rinascita, abitando il territorio del fiume più lungo del Salento con un programma di spettacoli che promuove i borghi e le comunità delle aree interne. “Piantati in asso”, in questo caso, porta con sé il senso dell’espressione che indica l’abbandono senza preavviso ma assume anche il significato di radicamento, “è l’orgoglio del legame con la nostra terra del Sud”, spiegano i direttori artistici Mary Negro e Gabriele Polimeno, “con la consapevolezza di aspettare treni che forse tarderanno a passare. L’acqua, inoltre, è un bene primario come del resto siamo convinti che lo siano la cultura e l’arte: tutte possono dissetare l’essere umano”.

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