A Lecce il debutto della nuova produzione del Balletto del Sud dedicato al movimento Bauhaus

A Lecce il debutto della nuova produzione del Balletto del Sud dedicato al movimento Bauhaus

15 Maggio 2022 0 Di Redazione

La Stagione di Danza “Primavera 2022” del Balletto del Sud chiude con una prima assoluta, la nuova coreografia di Fredy Franzutti dedicata al movimento Bauhaus sulle note di Skrjabin nei 150 anni dalla nascita. L’appuntamento è per oggi alle ore 18.30 sul palco del Teatro Apollo di Lecce con lo spettacolo in due parti “Straviolin”/“Wassily b3” interpretato dai primi ballerini Nuria Salado Fustè e Matias Iaconianni, i solisti e il corpo di ballo della storica compagnia di danza pugliese.

“Wassily b3” è la 44esima produzione che Fredy Franzutti crea per il Balletto del Sud, dando seguito al ciclo di creazioni dedicate al Bauhaus. Il titolo viene dal nome della celebre sedia disegnata alla metà degli anni Venti da Marcel Breuer, allora direttore del laboratorio del legno presso il Bauhaus di Dessau, scuola di arte e design che operò in Germania dal 1919 al 1933 nel contesto storico-culturale della Repubblica di Weimar, rappresentando un punto di riferimento fondamentale per tutti i movimenti d’innovazione. Il nome della sedia è legato a quello di Wassily Kandinskij che ne acquistò il primo esemplare.

Quello creato da Franzutti per il Balletto del Sud, compagnia che ha fondato e dirige dal 1995, è un balletto in un atto, diviso in 10 quadri, ideato sulle note del compositore e pianista russo Aleksandr Nikolaevič Skrjabin, tra i più interessanti e visionari autori degli inizi del Novecento.

Tra Kandinskij e Skrjabin vi è un legame noto, dovuto alla ricerca che entrambi fecero sulla correlazione tra coloro e suono. Il primo associava ogni colore a uno strumento musicale o a delle note musicali capaci di suscitare emozioni diverse su chi guardava i suoi lavori, l’altro componeva sperimentando corrispondenze tra suono e colore fino ad allora mai tentate.

Franzutti porta il Bauhaus sulla scena anche attraverso un chiaro riferimento ai caratteri della danza stimolata da quel movimento, che deforma, in qualche modo, le proporzioni umane “vestendo” i ballerini di abiti geometrici e/o utilizzando oggetti di scena che divengono vere e proprie protesi del corpo del danzante. Il coreografo salentino riporta in ognuno dei dieci quadri di “Wassily b3” suppellettili differenti. Il senso complessivo della performance ripercorre, seguendo le linee interpretative del Razionalismo, la creazione della vita, l’evoluzione delle specie, le relazioni sociali individuali e globali (guerra/pace). I personaggi e i quadri sono presentati in forma di “Parade” citando gli spettacoli dell’epoca e il surrealismo.

Il salto evolutivo lo emana la stessa poltrona (come il monolite di Kubrick in “2001 – Odissea nello spazio”) alla quale ci si confronta, ancora oggi, con atteggiamenti di inadeguatezza estetica e meraviglia, per il concetto di modernità che rappresenta – il contatto visivo impone inevitabilmente un balzo e una propulsione verso il futuro (futurismo). Franzutti la porta al centro della scena, protagonista astante, scenografia sulla quale immaginare seduto il pubblico.

“Wassily b3” sarà preceduto da “Straviolin”, nuova produzione al debutto lo scorso dicembre, creata sulle note del Concerto per Violino e Orchestra in RE che Stravinskij compose nel 1931. Il gusto e le atmosfere di Stràviolin richiamano la geometrizzazione colorata di Piet Mondrian del quale nel 2022 ricorrono i 150 anni dalla nascita.

In “Straviolin”, la componente astratta e neoclassica evocata dalla partitura diviene la motivazione creativa del nuovo balletto, costituito da una coralità di individui in movimenti ritmati e combinazioni legate alla evoluzione della musica.

Il Bauhaus fu fortemente influenzato dalle griglie e i colori dell’olandese Piet Mondrian che già dieci anni prima aveva affascinato l’Europa progressista con i suoi studi sui colori primari e le linee, tanto da divenire anche oggi un esempio specifico del “Staatliches Bauhaus”.

Franzutti attinge al magistero del coreografo George Balanchine (che coreografò la partitura nel 1941) e rielabora in chiave neoclassica anche elementi del linguaggio del Kabaret, in voga nella Berlino antinazista di quegli anni di decadenza e rivoluzione.

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