“Artisti barboni per un giorno”: un palchetto e un costume con tante storie da condividere

“Artisti barboni per un giorno”: un palchetto e un costume con tante storie da condividere

1 Novembre 2025 Off Di Redazione

Un palchetto e un costume con tante storie da condividere per un grande rito collettivo: oggi in Piazza Sant’Oronzo a Lecce torna “Artisti barboni per un giorno – Barbonaggio Teatrale Collettivo”, progetto ideato e promosso da Nasca Teatri di Terra con la direzione artistica di Ippolito Chiarello.

La quattordicesima edizione, con il patrocinio del Comune di Lecce e di Puglia Culture, prenderà il via alle 19:00 con un’assemblea pubblica e informale con tutte le artiste e tutti gli artisti e gli aspiranti barboni, per fare un punto sul proprio lavoro e sul mondo del teatro con la partecipazione di Ester Tatangelo, curatrice e studiosa di performing arts. Dalle 20:30 la consueta lettura della “Preghiera del clown” di Totò de Curtis darà il via alle performance che fino alle 22 si alterneranno tra la piazza e le vie limitrofe. Ciascun partecipante sistemerà il suo palchetto (sedia, tronco, cassetta di legno) e proporrà al pubblico un carnet con i titoli delle storie da far scegliere e recitare. Sono circa trenta le persone che hanno già aderito: oltre a Ippolito Chiarello si esibiranno gli allievi e le allieve di Ama – Accademia Mediterranea dell’Attore, la danzatrice Barbara Toma e molti altri. Nato a Lecce e diventato un movimento internazionale, il Barbonaggio Teatrale è un’azione poetica e politica che rovescia i confini del teatro tradizionale: un incontro diretto tra artisti e cittadini, un atto civile che ricorda che ogni artista è un lavoratore e che la cultura è un bene comune. In caso di pioggia, tutti sotto i portici della piazza.

“Era il pomeriggio del 28 agosto 2009 e con assoluta incoscienza stendevo a terra un tappeto, piazzavo un lume e un gradino di legno nero e dorato, infilavo il mio inseparabile impermeabile e tra gli sguardi increduli dei miei colleghi e del pubblico della strada, vendevo il mio primo pezzo di spettacolo con questa modalità, che chiamai barbonaggio teatrale – racconta Ippolito Chiarello -. Con la stessa incoscienza, con caparbietà e molta fatica ho realizzato in questi 15 anni la mia utopia: fare ogni giorno il mio lavoro, viverci e avere pubblico che mi ascolti. Ho continuato a viaggiare con questo progetto e raggiungere tante città e continenti. Il tempo mi ha portato a radicalizzare ancora di più l’esperienza e il palchetto me lo sono caricato sulle spalle, sono andato ancora più in profondità nelle storie che racconto e nella relazione con un possibile pubblico, informato della mia presenza, o semplice passante”.

Il progetto che ha viaggiato in tutta Italia e in Europa toccando Barcellona, Madrid, Parigi, Londra e Berlino e addirittura Vancouver in Canada. Da questa prima esperienza “solitaria” nel 2010 nasce l’idea del “Barbonaggio Teatrale Collettivo”, una forma di teatro diffuso che abbraccia le comunità e diviene strumento di incontro reale, confronto e dialogo, al fine di suggerire una presa di coscienza rispetto al sistema teatrale per innovarlo dall’interno. È un modo per fare pubblicità al teatro. Ridare dignità a un mestiere, abituare le persone a dare un valore alla poesia, alle parole, alla scrittura, a sentirne veramente la necessità, il bisogno.

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