Etichettatura: controlli dei NAS finalizzati al contenimento dell’influenza aviaria

Etichettatura: controlli dei NAS finalizzati al contenimento dell’influenza aviaria

6 Marzo 2022 0 Di Redazione

“Bene l’intensificazione dei controlli e delle misure precauzionali contro la diffusione dell’aviaria, ma anche per salvaguardare il made in Italy attraverso la tracciabilità e l’origine, indicando la provenienza delle uova per consentire scelte di acquisto consapevoli in un momento in cui è importante sostenere l’economia, il lavoro e il territorio della Puglia”.

E’ il commento di Coldiretti Puglia, che plaude all’operazione dei NAS, condotta in collaborazione con il personale del Servizio veterinario della Asl di Lecce, nell’ambito di controlli finalizzati al contenimento dell’influenza aviaria, nel corso della quale sono state trovate in un allevamento di Lecce 1.670 galline senza autorizzazione e sono state sottoposte a sequestro amministrativo circa 17.000 uova non tracciate.

“In media ogni allevamento conta 40mila galline che producono ognuna 250 uova dichiarate all’anno. Vanno tolte dall’anonimato le uova ed i trasformati e bisogna rendere finalmente pubblici i flussi commerciali, anche degli ovoprodotti provenienti dall’estero. E’ evidente che la mancanza di trasparenza alimenta l’incertezza e le frodi ed inganni anche attraverso le triangolazioni commerciali”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

“Con un balzo record del 15% negli acquisti le vere star del carrello nel tempo del covid sono le uova – aggiunge Coldiretti Puglia – con la Puglia che conta circa 6,5 milioni di galline che producono 1 miliardo e 620 milioni di uova all’anno. Con l’aumento della domanda diventa sempre più importante garantire la trasparenza ed è importante conoscere le informazioni del codice alfanumerico applicato sul guscio che riguardano provenienza dell’uovo e metodi allevamento adottato. Il primo numero del codice alfanumerico consente di risalire al tipo di allevamento (0 per biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nelle gabbie), la seconda sigla indica lo Stato in cui è stato deposto (es. IT), seguono le indicazioni relative al codice Istat del Comune, alla sigla della Provincia e, infine il codice distintivo dell’allevatore. A queste informazioni si aggiungono – continua la Coldiretti regionale – quelle relative alle differenti categorie (A e B a seconda che siano per il consumo umano o per quello industriale) per indicare il livello qualitativo e di freschezza e le diverse classificazioni in base al peso (XL, L, M, S). Negli ultimi 30 anni i consumi nazionali di uova sono aumentati raggiungendo la cifra record di 13 miliardi di pezzi all’anno che significa una media di circa 215 uova a testa, quasi interamente Made in Italy. L’usanza di considerare l’uovo come simbolo di rinascita e buon augurio in Occidente risale al 1176, quando re Luigi VII rientrò a Parigi dopo la II crociata e per festeggiarlo – conclude la Coldiretti – il capo dell’Abbazia di St. Germain des Près gli donò metà dei prodotti delle sue terre, incluse un gran numero di uova che furono poi dipinte e distribuite al popolo. Una usanza tramandata dai persiani che, già cinquemila anni fa, festeggiavano l’arrivo della primavera con lo scambio delle uova ‘portabene’ contro pestilenze e carestie secondo un rito che resiste ancora ai giorni nostri”.

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