“Io non ti amavo”

“Io non ti amavo”

15 Dicembre 2020 0 Di Redazione

Io non ti amavo, non mi piacevi, non trovavo nulla di attraente in te.

Erano gli anni della tarda adolescenza prima, e universitari poi. La mia proiezione esterofila mi portava ad avere di te una versione stanca… brutta insomma.

Eri lenta, assonnata, bigotta e pettegola. Aggrovigliata in un budello di strade maleodoranti e storte, senza vita. Ripiegata su se stessa non ti guardavi allo specchio, spettinata senza grazia ti vedevo.

Poi si sa, le cose sono fatte per cambiare, gli uomini maturano più lentamente rispetto alle signore. E quando ho avuto il tempo e la maturità per rifletterci su, mentre non te ne accorgevi, ti ho spiata, ho guardato il tuo modo di fare, di dare e prendere.

Ho visto te, che negli anni hai dato tanto in termine di spazio, opportunità, tempo. Hai avuto figli illustri, nomi importanti, figli operosi che ti hanno fatto risplendere. Li hai trasformati da instancabili contadini e manovali in creativi imprenditori, nobili oratori, infaticabili artigiani. Storie e racconti di vite vissute, li hai resi cittadini ricchi e talvolta illuminati.

Hai saputo fare della tua lentezza un marchio, la tua fatica a cambiare ad assecondare il tempo ti ha dato una connotazione attraente per chi si imbatte in te.

E ora? Hai cresciuto i tuoi figli, ti sei chiusa in un silenzio altero. Ora capisco bella Galathea, ora lo capisco. Ci guardi e attendi, hai dato tutto quello che potevi e, come in tutte le grandi famiglie, l’ultima cosa che vorresti vedere sono i tuoi figli accapigliarsi per un tozzo di pane o per avere in mano il tuo nome di nobile signora. I figli sono del tempo, il tempo non è più il galantuomo di una volta, Galathea.

Aveva ragione Gaetano a predirre il fatto. Non vedeva la luce venir fuori da quella lampada, sapeva che c’era, sapeva che in nuce avrebbe potuto risplendere ma non c’è. La riflessione è tutta in quella dama che ti rappresenta, al centro, guarda serafica e non proferisce verbo. Osserva altera lo scorrere delle parole, attende paziente l’incontro, la luce, il ritorno dell’idea e del suo valore condiviso. Attende il tempo nuovo e della sua bellezza. (Daniele Francesco Mauro)

 

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