Un luglio di letteratura. “Insolita Comune” è luogo di incontro fra arte, cultura, creatività

Un luglio di letteratura. “Insolita Comune” è luogo di incontro fra arte, cultura, creatività

6 Luglio 2023 0 Di Redazione

7 luglio Marco Alemanno racconta In quieta anima felice (La Nave di Teseo, 2022).

“Un canzoniere umile e a tratti silenzioso, composto in uno stato di felice e ritrovata solitudine; una solitudine quasi tutta meridionale, e perciò piena di luce, di forti contrasti – naturali ed emotivi – e soprattutto di vibrante memoria; una manciata di versi ispirati e motivati dalla disarmante bellezza del poco, dalla commozione e dal vivo stupore di fronte a un campo di ulivi, secolari, e prodigiosi, come sa essere la vita.”

Con queste parole l’autore descrive la sua prima raccolta lirica, un’opera che davvero raccoglie in sé – tra echi, citazioni esplicite e implicite, rimandi, suggestioni – un universo poetico che si vuole ampio, poroso, dilatato. Dalle atmosfere sospese di Luigi Ghirri alla poesia distillata di Eugenio Montale e Virginia Woolf, dai colori arsi di Vincent Van Gogh alla musica eterea di Claude Debussy: in queste poesie dal sapore antico, intimo, si registra una vicinanza – non scontata, faticosa, ma anche gioiosa – alla vita, alle piccole cose, e al dolore di ciascuno di noi.

Marco Alemanno, poeta, attore, fotografo e scrittore, nasce a Nardò (LE) nel 1980.

Nel 2004 inizia a collaborare con Lucio Dalla, che lo sceglie per interpretare ruoli di primo piano in spettacoli come “Pierino e il lupo” e “Arlecchino”. Insieme al cantautore scrive e produce artisticamente i suoi ultimi lavori discografici.

Tra le diverse letture sceniche, dedicate a musica e poesia, che ha ideato e interpretato, ricordiamo: “Rimbaud. La Bellezza amara e insultata” e “Maledetti i poeti…”, in cui si è confrontato con testi di Shelley, Baudelaire, García Lorca, Apollinaire, Eliot, Beckett e Pasolini.

Nel 2022 ha pubblicato una raccolta di poesie, “In quieta anima felice” (ed. La nave di Teseo), da cui ha anche tratto un concerto poetico.

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14 luglio presentazione del romanzo In principio era la Bestia (Feltrinelli, 2023) di Omar di Monopoli. L’autore dialoga con Emanuela Chiriacò (traduttrice letteraria, curatrice della rubrica TerzaPagina per Lecceprima.it, collabora con le riviste di poesia Inkroci e ClanDestino).

Gennaio 1799, dintorni di Taranto. Mentre ribollono i moti giacobini, viene ritrovato il corpo senza testa della vecchia Narda Stumicusa, mammana e fattucchiera. Al delitto fanno seguito misteriosi avvistamenti di una creatura demoniaca – ululati raggelanti nel cuore della notte, feroci aggressioni ad animali – e, un anno più tardi, un’altra morte violenta: la carcassa mutilata di un viandante viene scoperta nel fitto della vegetazione. Con il secondo omicidio nella comunità corrono le voci sull’esistenza di una pericolosa fiera e gli abitanti iniziano a barricarsi in casa, finché da Napoli una pattuglia di dragoni del re – accompagnati dal naturalista James Fenimonte – viene inviata in Terra d’Otranto per indagare. Nel popolo c’è chi afferma di aver veduto la Bestia, una sorta di grosso lupo, qualcun altro invece dice che i fatti di sangue sono da ascrivere al brigante Malesano. In una Puglia ancora stordita dai fumi della Repubblica Napoletana, divisa fra sostenitori giacobini e conservatori realisti, il gruppo inizia le ricerche e nei sotterranei della chiesa rintraccia ed esamina il corpo di Narda, semimummificato sotto uno strato di calce. Quindi, conversa con i due fratelli che hanno scoperto il secondo cadavere, le cui spoglie sono state immediatamente bruciate sul posto. L’indagine si rivela molto presto la scoperta di un mondo di profonde diseguaglianze in cui violenza, superstizione, sentimento del sacro ed esoterismo convivono con razionalità e rigore. Attraverso gli occhi dei soldati forestieri giunti dalla capitale, Omar Di Monopoli disvela la straordinarietà di un territorio irrisolto: un viaggio affascinante e oscuro al termine dell’Illuminismo, in un Sud indomito e mannaro. Avvistamenti della creatura colorarono i racconti d’ogni bettola e misteriosi attacchi a greggi e stabbi e pollai furono per mesi all’ordine del giorno. L’estate successiva, stroncata nel sangue la ribellione dei repubblichini e restaurato il potere retrivo col ritorno sul trono del monarca borbonico, la Bestia tornò a colpire.

Omar Di Monopoli (Bologna, 1971) è uno scrittore italiano. Dopo aver lavorato per un decennio come redattore e grafico all’interno di numerose piccole realtà editoriali del Salento, si è affacciato nel panorama culturale nazionale nel 2007 entrando a far parte del catalogo di autori delle edizioni milanesi ISBN.

Il suo primo romanzo è stato Uomini e cani (ISBN, 2007), seguito, l’anno successivo, da Ferro e fuoco (ISBN, 2008), una storia corale ambientata tra i nuovi schiavi della raccolta nei campi dello sperone del Gargano. Nel 2010 per la medesima casa editrice è uscito La legge di Fonzi, terzo capitolo di questa ideale trilogia neo-western che narra di vicende ambientate in un paesino fittizio del brindisino stretto tra le maglie della Sacra Corona Unita. Nel 2014 pubblica la raccolta di racconti Aspettati l’inferno. Nel 2017 ha pubblicato per Adelphi il noir Nella perfida terra di Dio, tradotto all’estero, trasposto in fumetto per Sergio Bonelli editore. Nel 2021 esce per Feltrinelli Brucia l’aria e nel 2023 In principio era la bestia.

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21 luglio Dietro le parole accanto alla poesia con Anna Rita Merico, Giuse Alemanno e Vanni Schiavoni.

“Un andare tra testi poetici e un dire di come un testo nasca a partire da tre esperienze di scrittura e di sguardo sul mondo.” Anna Rita Merico

“Fenomenologia del silenzio” raccoglie in un arco poetico di 17 anni, riveduti e in alcuni casi riscritti, i testi pubblicati da Anna Rita Merico, Segnate pietre (2004), In the process of writing (2006), Dall’angolo bucato entra memoria (2015), insieme a una ricca sezione di inediti, Una parola si bea, al sole, pulsando infinita (2019-2021). Nella crisi che genera l’odierno frastuono, i testi si collocano negli spazi della genesi della parola, nella necessità dello stare all’interno dello sguardo che scopre nutrendosi di meraviglia dell’essere e dell’esser-ci nella spiritualità. Fenomenologia del silenzio sperimenta la pagina scritta non quale luogo di transito emotivo per le segnalazioni del vissuto, ma come luogo dell’avvenimento, luogo per l’apparire del fenomeno che accade. Lavoro di resistenza che chiede all’umano di mostrar-si e dir-si come unico possibile progetto per il futuro. Essenziale per la lettrice e il lettore, tenere presente il forte intreccio nelle pagine dell’Autrice tra filosofia, letteratura, antropologia. Non sarebbe possibile cogliere i messaggi e i nessi di questa ricerca poetica senza tener conto dell’humus di pensiero connaturato alla scrittura qui esperita.

Anna Rita Merico vive nel Salento. Originaria di Nola (Napoli). A Nola ha imparato il senso profondo dell’antropologia attraverso l’imponente Festa dei Gigli (patrimonio immateriale U.N.E.S.C.O.), le strade del libero pensiero attraverso lo studio dei due nolani Giordano Bruno e Pomponio Algieri. Laureatasi presso Università Federico II in Filosofia con tesi in Dottrine Politiche sul pensiero di Carla Lonzi che le ha consentito di intraprendere un percorso mai lasciato: quello sulle politiche della soggettività. Ha tenuto insieme due parti importanti della propria attività: l’insegnamento e la ricerca sugli studi legati alla conoscenza del pensiero femminile con particolare riferimento all’epoca contemporanea e al medioevo. Intensa attività di saggista, collaborazione a riviste e partecipazione a collettanee. Nel corso del tempo lo spazio preso dalla scrittura poetica, pur essendo stato un luogo da sempre praticato, è andato delineandosi come centrale nell’attività creativa di pensiero definendosi come punto d’incontro generativo tra conoscenza filosofica e poesia. Nell’arco produttivo dell’Autrice ha avuto un ruolo centrale la domanda sull’essere della parola e la sua genesi nell’impasto con il silenzio e la spiritualità. Oltre alle sillogi qui raccolte, sempre per Musicaos Editore, ha pubblicato la raccolta di testi poetici Era un raggio… entrò da Est (2020).

GIUSE ALEMANNO

TRILOGIA DEI SARMENTA (Come belve feroci, Mattanza, Nero Finale – Las Vegas Edizioni)

Come belve feroci

A Oppido Messapico, nella Puglia più profonda, Costantino Ròchira e i suoi scagnozzi hanno deciso di massacrare la famiglia Sarmenta. C’entrano questioni economiche, e c’entra la ’ndrangheta. Ma il piano riesce solo a metà. Per una fortunata coincidenza riesce a salvarsi il figlio dei Sarmenta, Massimo detto Mattanza, un ragazzo problematico e ferocissimo, e così pure la fanno franca i suoi zii e suo cugino Santo. Tutti insieme lasciano il paese a bordo di una Fiat Regata, ma non prima di aver ritirato tutti i soldi di famiglia e di aver inscenato la propria sparizione. Il lungo viaggio li porta in Val Camonica, dove vengono accolti da un vecchio amico e compaesano, Giovanni Argento, e dove Santo e Mattanza cominciano a progettare la loro vendetta.

Mattanza

I cugini Santo e Massimo Sarmenta lasciano il loro nascondiglio in Val Camonica. Con una scia di morti ammazzati alle spalle e una montagna di soldi in contanti a disposizione, si apprestano a iniziare un nuovo capitolo della loro vita a Milano. Grazie al prof. Ciro Barrese, il dottor Santo Sarmenta va a prestare servizio nella clinica Santissima Maria Celeste. Massimo, detto “Mattanza” per le note caratteristiche, si organizza per ritornare a Oppido Messapico e finire quello che i due cugini sognano da anni: vendicarsi di Costantino Ròchira e di tutti quelli che hanno collaborato allo sterminio della famiglia Sarmenta. Non ci sarà pietà per nessuno di loro. Ma tutto si complica: Santo scopre che la clinica del prof. Barrese nasconde orribili traffici illeciti, che le lunghe braccia della ’ndrangheta arrivano ovunque, e che Ròchira è soltanto un burattino nelle mani di personaggi che stanno in alto, ma molto in alto…

Dopo “Come belve feroci”, Giuse Alemanno conclude (o forse no) l’epopea sanguinaria e crudele di due cugini così diversi e in fondo così uguali, protagonisti di una storia che nessun lettore potrà dimenticare.

Nero Finale

Nella terra in cui comanda la ’ndrangheta arrivano i Sarmenta, portandosi appresso la loro riconosciuta e devastante determinazione criminale.

Uno, Santo, è un medico; l’altro, Massimo, è un sanguinario fuorilegge. Santo è stato mandato dal dottor Barrese (capo della ’ndrangheta e referente nazionale della sanità privata) a sanare una clinica a Sant’Agata sullo Jonio. Massimo, invece, vuole portare a termine la vendetta che lo ossessiona.

Ma il dottor Barrese ha altri progetti per i due Sarmenta, progetti che rivoluzioneranno l’essenza stessa della ’ndrangheta, pronta a rinnovarsi pur restando legata ai suoi riti arcaici.

La realizzazione di tali progetti costerà però fiumi di sangue, decine di morti ammazzati e qualche lampo di gelida ironia, così come Alemanno ha abituato i suoi lettori.

Giuse Alemanno è nato nel 1962 a Copertino (LE) e vive tra Taranto, Martina Franca e Manduria. Ha pubblicato diversi libri, tra cui il romanzo Terra Nera (Stampa Alternativa, 2005), i due romanzi su Don Fefé e Ciccillo, due testi sull’Ilva di Taranto. Come belve feroci (2018) è il primo capitolo della saga dei Sarmenta, a cui fanno seguito Mattanza (2019) e Nero finale (2022) per Las Vegas Edizioni.

VANNI SCHIAVONI

Quaderno Croato (Fallone Editore, 2020)

“Quaderno croato” di Vanni Schiavoni è un itinerario di viaggio, un percorso geografico e simbolico che attraversa la Croazia, ridefinita dallo sguardo traslucente del poeta che travalica le cose, gli oggetti, gli stati, per tornare all’infanzia, alla dismissione del tempo, a quell’ora del giorno in cui i morti appaiono ai bambini. In Schiavoni la percezione del mondo passa dalla cosalità, dalla tattilità della vista, da una poesia rurale che si fa epos e narrazione del vissuto immaginifico, nei lacerti sotterranei di geografie dimenticate, di sentieri non tracciati, dai Laghi di Plitvice alle isole Incoronate, da Traù a Spalato, da Sibenico a Ragusa. Sullo sfondo quel conflitto jugoslavo che ha segnato indelebilmente la generazione del poeta, sempre là a raccontare l’orrore, e la rifrangenza continua tra le due sponde dell’Adriatico, che conduce inevitabilmente a fare i conti con ciò che si è. “Quaderno croato” mette in scena la resistenza degli stati di Bellezza alla disgregazione del tempo e dell’uomo, col doppio passo del viandante saggio che restituisce forme, colori e suoni al racconto del cronista.

Vanni Schiavoni è nato a Manduria nel 1977, vive a Bologna. Ha pubblicato le raccolte poetiche: Nocte (L’Autore Libri, 1996); Il balcone sospeso (Lisi, 1998); Di umido e di giorni (fALOPPIO, Lietocolle, 2004); Salentitudine (Ibid.,2006); Guscio di noce (Ibid.,2012). Ha curato l’antologia poetica Rosso, tra erotismo e santità (Ibid., 2010). Ha inoltre pubblicato il romanzo Come gli elefanti in Indonesia (Lecce, LiberArs, 2001). Quaderno Croato (Fallone Editore, 2020) è la sua ultima silloge.

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28 luglio presentazione del romanzo Qualcosa di naturale (Wojtek editore, 2022) di Alex Ezra Fornari. L’autore dialoga con Alessandra Minervini (Scrittrice, scout letteraria, docente della Scuola Holden e collaboratrice de La Repubblica Bari).

Piccolo leader insofferente alle norme, Samuele vive amori e dolori in ogni fibra del corpo già alle elementari, dove capeggia una classe di disadattati. Adolescente, mentre fonda la band degli Haz Mat, nascono l’amore per Sara, l’amicizia per Dario, tragico figlio eroinomane della ricca borghesia del nord, e il desiderio per la fisicità ambigua di Dante. Avvolti nella nebbia padana, giovani punk accorrono ad apprendere un modo nuovo di stare al mondo. Vent’anni dopo, la rivoluzione si è dissolta in un matrimonio che ha concesso a Samuele gli agi della ricchezza e imposto rituali di normalizzazione. La sua vita si trascina avvelenata fino alla separazione dalla moglie, un trauma che lo mette sulle tracce del passato. Samuele ritrova Dante, trasformatosi in guru di strada per giovani assetati di verità e, in una notte lunare, decide di seguirne le orme verso un orizzonte indeterminato.

Alex Ezra Fornari è nato a Parma nel 1962. Studia Arte e Lingue, ma rock e letteratura sono le sue passioni. Sin da bambino scrive racconti mai editi, a 16 anni fonda una punk band e a 18 incide il suo primo singolo, seguito da vari album con più gruppi o solo. È graphic designer e si è occupato per anni di direzione creativa. Ama gli animali e non li mangia. Qualcosa di naturale (Wojtek) è il suo primo romanzo.

 

 

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