“Urbana natura”: come interpretare e ripensare Martano e il suo borgo

“Urbana natura”: come interpretare e ripensare Martano e il suo borgo

31 Maggio 2025 Off Di Redazione

“È stata un’occasione preziosa per condividere metodologie di analisi e di lavoro, strumenti conoscitivi, confrontarsi sulle dinamiche della trasformazione urbana tra permanenza, trasformazione, temporaneità, riaffermare la centralità, proprio nei processi di rigenerazione urbana, della relazione ineludibile con le comunità territoriali, la loro memoria, i loro ricordi, perché la storia dei luoghi è anche storia delle persone che quei luoghi abitano o hanno abitato. Nessuno strumento urbanistico, neanche il migliore, come nessuna strategia di crescita o sviluppo territoriale, può illudersi di bypassare questo snodo. Sono necessarie non logiche autoreferenziali ma trasversalità e multidisciplinarietà dei saperi e delle competenze. Conservare, valorizzare e promuovere le potenzialità dei Concorsi di Progettazione – sebbene in un contesto normativo in continua evoluzione – appare essere la strada che consenta di ottenere progetti di qualità elevata coinvolgendo professionalità che si misurino con le sole armi della professionalità e dello spirito di sana competizione”.

Così Tommaso Marcucci, presidente dell’Ordine degli Architetti della provincia di Lecce, a conclusione di “Urbana natura” – Il progetto della Città tra permanenza e temporaneità, Laboratorio di architettura e progettazione partecipata svoltosi a Martano dal 23 al 25 maggio scorsi, promosso e organizzato da Ordine Architetti PPC provincia di Lecce e Sprech con il patrocinio della Provincia di Lecce e della locale Amministrazione Comunale, in collaborazione con Università degli Studi Chieti-Pescara, Dipartimento di Architettura Pescara, Città Fertile.

Quattro luoghi urbani: Largo Pozzelle (dove un tempo si contavano probabilmente fino a cento serbatoi ipogei realizzati per accumulare l’acqua piovana), Piazza Caduti (rivisitata nel corso degli anni ma ancora in divenire), Corte Grande (bellissimo esempio di casa a corte) lungo la via che va al mare, Mulino Marati, straordinario luogo di archeologia industriale risalente agli ultimissimi anni dell’800.

E proprio l’acqua sembra essere stata il comun denominatore nelle proposte emerse dai gruppi di lavoro così come l’invito pressante, sottolineato da tutti i coordinatori, a pensare e progettare le strategie di recupero dei centri antichi senza pensarli “a tutti i costi funzionali solo ed esclusivamente ad un processo turistico che congela l’immagine dei luoghi slegandola dalla loro concreta fisicità”.

Conoscenza, memoria, consapevolezza, patrimonio, comunità, trasformazione, paesaggio, identità, esperienza: come altrettante chiavi di volta, sono state queste le parole le parole chiave che hanno segnato e caratterizzato le tre giornate di lavoro: la prima dedicata all’ascolto e caratterizzata anche dalla testimonianza di Angela Marati, erede di quel Francesco Marati appassionato mazziniano, abile imprenditore e pioniere dell’industria, che a Martano oltre al Mulino realizzò manifatture per la molitura delle olive e un magazzino per la prima lavorazione del tabacco; la seconda all’ideazione; la terza alla restituzione.

Ecco allora le ipotesi, accolte nella giornata conclusiva dal Sindaco di Martano, Fabio Tarantino, come altrettante occasioni per la pianificazione urbanistica e la qualità delle trasformazioni urbane, capaci di suggerire, come hanno indicato i coordinatori, “una nuova identità dei luoghi capace al contempo di conservare e trattenere le matrici, la bellezza, la profondità della relazione con lo spazio intorno, l’esperienza degli abitanti, la storia della comunità”. E paradigma di quella convergenza e multidisciplinarietà dei saperi e delle competenze che, ha ricordato Salvatore Rescio di Sprech, è alla base dell’esperienza di Agorà fin dall’avvio, nel 1996.

Largo Pozzelle rivisitato per riportare al centro la sua natura di spazio pubblico, bene comune un tempo destinato agli usi civici grazie alla presenza delle pozzelle che garantivano l’acqua all’intera popolazione martanese, caratterizzato, nella suggestione proposta, da una green way ciclabile, da un sistema di giardini aperto, dal recupero del segno originario come tratto identificativo e narrativo, dalla relazione con quello che può essere identificato come un vero e proprio sistema di piazze: da Largo Pozzelle a Piazza Caduti.

Piazza Caduti interpretata come spazio aperto, poroso, dove poter immaginare una importante presenza di verde e la realizzazione di un “muro d’acqua”, in costante connessione con i Giardini Comunali, il cortile del Palazzo Baronale, le strade di via Pomerio e via Marconi, come a creare una sola isola urbana e, a vederla dall’alto, la continuazione del sistema di Piazze, verso Piazza Assunta e Largo Santa Sofia.

Infine, Corte Grande e Mulino Marati, quasi un unico organismo, per rileggere la funzione urbana della casa a corte e la sua natura di confine tra lo spazio privato e lo spazio pubblico, e immaginare il Mulino Marati come un grande polmone culturale, un “dispositivo potente e affascinate” per riabitare una porzione di borgo antico recuperando una storia che chiede di essere conosciuta e ascoltata, anche stavolta con l’acqua come segno potente, capace di ricucire la storia passata e il futuro dei luoghi.

Per “Urbana natura” e i suoi promotori, la conclusivo del workshop è solo il primo step. Il prossimo appuntamento è dal 2 al 5 ottobre, per l’Edizione 2025 di Agorà Design sul tema “il progetto necessario”.

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