“Cuore e mani aperte” e “Federazione GENE” donano l’umanizzazione pittorica della Neurochirurgia infantile del “Gemelli”

“Cuore e mani aperte” e “Federazione GENE” donano l’umanizzazione pittorica della Neurochirurgia infantile del “Gemelli”

14 Aprile 2022 0 Di Redazione

L’Ente del Terzo Settore di Lecce Associazione “Cuore e mani aperte” OdV, insieme alla Federazione GENE Onlus per la Neurochirurgia Infantile, hanno donato l’umanizzazione pittorica dell’Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia infantile del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS di Roma.

La cerimonia di consegna, con relativo taglio del nastro del reparto completamente rinnovato, si è tenuta nell’atrio di ingresso del Policlinico Gemelli, alla presenza del professor Gianpiero Tamburrini, Direttore dell’UOC Neurochirurgia infantile del Gemelli, di Don Gianni Mattia, fondatore e presidente di “Cuore e mani aperte” OdV e cappellano del presidio ospedaliero “Vito Fazzi” di Lecce.

La donazione si inserisce nell’ambito della mission dell’Ente del Terzo Settore presieduto da Don Gianni Mattia, che da anni ha sposato la definizione olistica di salute propugnata dall’OMS quale stato di benessere fisico, psicologico e sociale. Infatti, l’Associazione, negli ultimi anni, ha sviluppato una sempre maggiore attenzione verso l’umanizzazione delle cure e degli spazi ospedalieri, che numerose ricerche dimostrano ormai come fondamentale all’interno di un percorso di salute. In questa ottica, nel 2012, l’associazione di Don Gianni ha acceso i motori della Bimbulanza, un’ambulanza pediatrica, a misura di bambino, che effettua trasporti gratuiti di minori dal leccese verso i maggiori centri d’eccellenza d’Italia, e fra questi molti hanno riguardato proprio il Policlinico Gemelli, dove numerosi bambini salentini hanno ricevuto le cure più adeguate alle loro patologie e molti altri sono ancora in cura. Già lo scorso anno, l’Associazione Cuore e  mani aperte si era resa protagonista di un’altra donazione al reparto diretto dal professor Tamburrini. In quel caso si era trattato di una ludobarella, una barella a forma di Cars, personaggio amatissimo dai bambini, col chiaro intento di favorire la distensione psicologica del paziente pediatrico e alleggerire la sua ospedalizzazione.

“Ancora una volta ci ritroviamo insieme al Policlinico Gemelli in quella che è diventata una fratellanza, una unione di intenti, ideali e amore per chi soffre. Ed è esattamente in questo momento così difficile, che riscoprirsi fratelli sotto lo stesso cielo ci restituisce la speranza. Una speranza che con cuore e mani aperte sentiamo di voler e poter rendere vostra e soprattutto dei bambini, quei tanti bambini che ci insegnano il coraggio e l’amore – sono le parole con cui Don Gianni presenta l’iniziativa -. E oggi scegliamo di non definirli guerrieri e guerriere, non è alla guerra che vogliamo assimilarli. Oggi semplicemente li riconosciamo come bambini e bambine che nel dolore e nella paura conservano la capacità di riconoscere e sentire il futuro e verso esso sono proiettati. L’umanizzazione degli spazi ospedalieri è per noi fondamentale, perché in questo rendere tutto più umano passa una cura che lenisce l’incertezza, la paura e anche la rabbia. Ed è da questa interiorizzazione che sono nate le ludobarelle, la bimbulanza, il magibus, la clown terapia rendendosi dono e allegria per chi ama la vita al di là di ogni cosa. Sapete, con le nostre attività di volontariato, incrociare tante ‘storie’ ci ha reso uomini e donne migliori. Potrebbe anche sembrare che siamo noi a dare forza e sostegno, ma la verità più profonda è che noi siamo quelli che vengono accuditi, curati e resi migliori. E poi abbiamo iniziato a dipingere sui muri la speranza con l’umanizzazione degli spazi ospedalieri e ci siamo spinti fuori dai nostri confini provinciali e regionali, come già dal 2012 facevamo con la Bimbulanza, perché l’amore fa questo, rende il nostro abbraccio più grande. Lo spazio benessere, la casa accoglienza, sono tutti progetti nati dall’amore ricevuto e da quello donato. I bambini restano bambini qualunque sia la vita che stanno vivendo e noi adulti non dovremmo mai dimenticarcelo. Troppe volte presi dalla frenesia di correre più veloci della malattia, perdiamo di vista la cosa più semplice; dobbiamo correre tenendoli al nostro fianco, proteggendoli sempre anche da noi stessi, dal nostro esserci dimenticati di essere stati bambini. Troppo spesso succede che la malattia piombi nella vita dei più piccoli e di riflesso in quella dei propri genitori come un fulmine a ciel sereno e in molte occasioni non è semplice comprendere quello che stia succedendo e ci vogliono anni e tanti controlli per arrivare a dare un nome a quel grande cambiamento. Si potrebbe dire che è quasi come trovarsi su un altro pianeta, un’altra galassia dove non riusciamo a comunicare, dove noi siamo soli e tutti gli altri alieni. Nella malattia, soprattutto quando si assiste impotenti al suo decorso in chi amiamo succede di sentirsi alienati. Non abbiamo più una nostra dimensione, una nostra vita e non riusciamo a distinguere i giorni in alcuni di essi, non ci sembra neanche di esistere e quasi pensiamo di aver smarrito la ragione. Ci è parso quindi importante dare a questo sentirsi soli una dimensione differente, dove basta un sorriso per non vedere nell’altro qualcuno di estraneo da noi, di diverso o minaccioso. Ed ecco che lo spazio si riempie di piccoli alieni buffi circondati da una galassia fatta di colori sgargianti dove nulla è fuori posto e ciascuno ha il suo posto. Una luna birichina disegna le stelle del suo cielo ed è un bel messaggio, perché non significa altro, che ciascuno di noi può disegnare la sua vita come se fosse un dipinto e lì dove ci pare non ci sia nulla, possiamo realizzare il nostro sogno. E succede che convivano in piena allegria alieni, umani, animali e tutto diventi una fiaba, un gioco, una fantasia che riesce a catturarci liberandoci da ogni paura. E poi arriva il mondo per come lo conosciamo, ma sempre attraverso lo sguardo dei bimbi. Piccoli panda che giocano o riposano, fenicotteri rosa innamorati, un bellissimo cervo che cammina spensierato nella sua foresta resa viva da alberi in fiore, uccellini e altri animaletti carini e su nel cielo un arcobaleno, perché nello sguardo dei bambini non c’è mai la pioggia, ma l’arcobaleno che la segue. Un’immagine richiama l’amore del quale vogliamo essere testimoni, un orso che nel suo riposare avvolge e protegge l’innocenza di una piccola bambina. È questo quello che vogliamo fare, proteggere e tutto questo come sempre lo dobbiamo a voi, al vostro continuare a rendervi dono, rendendoci speranza”.

Il professore Gianpiero Tamburrini, che ha ripetutamente ringraziato l’Associazione Cuore e mani aperte OdV, ha affermato: “Concludiamo un anno di ricerca, fatta per i bambini, per rendere gli spazi per le cure che devono affrontare più vicini alla loro realtà. è un progetto che abbiamo portato avanti con l’Associazione Cuore e mani aperte oggi rappresentata da Franco Russo, vicepresidente e da Don Gianni Matti, presidente. Vivere la malattia per un bambino è sempre un momento difficile, per le famiglie altrettanto. Realizzare questo progetto per noi, che abbiamo deciso di dedicare la nostra professionalità a questa branca così complessa perché richiede il coinvolgimento diretto da parte nostra all’interno delle singole realtà familiari, ha rappresentato molto. Il desiderio era quello di rendere uno spazio, che è quello del reparto, il più vicino possibile a quello che i bambini dovrebbero vivere, invece di vivere la malattia. Uno spazio fatto di sogni, fatto di desideri da realizzare, di tempi dedicati al gioco. Questa è l’unica cosa che vorremmo facessero sempre i bambini, invece, in quel momento purtroppo si trovano a lasciarla da parte. E da qui che è partito il desiderio mio e di tutto il mio staff, uniti insieme per cercare di dare loro lo spazio migliore per vivere anche questo momento il più possibile con il sorriso. Devo ringraziare chiaramente tutte le famiglie della Federazione Gene, i genitori e i bambini che ci sono vicini da sempre, dalla sua costituzione e continuano a sostenerci con telefonate, messaggi e con il loro contributo anche a questo progetto. È stato importantissimo per noi”.

 

 

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