La sacra rappresentazione del Presepe

La sacra rappresentazione del Presepe

29 Dicembre 2020 0 Di Redazione

Natale ogni anno arriva e ci costringe a fare i conti con noi stessi. Un giorno che può essere di gioie e dolori per l’umanità, una pausa di riflessione prima di tuffarsi nell’avventura del nuovo anno che, come sempre, nasce con la luce che man mano aumenta e vince il buio, si va verso la bella stagione, tutto quello che arriverà sarà un dono da scartare come i regali che fin da bambini apriamo con gioia e sorpresa e nonostante tutto accogliamo nella vita. Siamo entrati da qualche giorno nel clima natalizio, basta vedere strade e piazze piene di luci intermittenti, tutto questo nonostante quest’anno, a causa del Covid-19, non ci saranno grandi cene, rimpatriate ed abbracci. Il nuovo anno ci porterà la sorpresa dello speciale della trasmissione “Terre del Salento” con protagonisti i presepi di Terra d’Otranto.

Il programma andrà in onda a Capodanno, 1 gennaio 2021, alle ore 21.30, su Tele Rama canale 12 del digitale terrestre. Protagonisti il presepe più antico di Puglia nella Basilica di Santa Caterina a Galatina e, sempre in città, la settecentesca meraviglia della natività di Mauro Manieri nella chiesa del Carmine.

La tradizione vuole dal 1223 la costruzione del presepe, copia del primo ambientamento della nascita del Cristo fatto da San Francesco d’Assisi a Greccio. Ancora oggi, nelle case, la gente si divide tra la sacra rappresentazione del Presepe e quella laica dell’Albero di Natale addobbato di luci e sfere multicolori.

Nel presepe, la fantasia popolare si scatena in un racconto ricco di personaggi e di situazioni, che trova la sua espressione nella forma del Presepe che molti di noi in questo mese allestiscono nelle proprie case. Queste semplici statuette di terracotta, cartapesta o di altro materiale sono in grado di raccontarci una storia molto più complessa e profonda di quanto appare in superficie. Iniziamo dalla grotta, un simbolo universale. All’interno della terra o di una montagna, la grotta è simbolo del Centro del Mondo ed è per eccellenza il luogo della nascita e della rinascita, il centro spirituale del macrocosmo che è l’universo, poiché il tetto della grotta rappresenta il cielo e il pavimento la terra. Essa non è molto dissimile dalla grotta dei Misteri di Mithra. La grotta rappresenta anche l’utero materno, come tutti i simboli anche la grotta presenta un duplice significato: essa è il luogo dei morti e la porta degli Inferi, la regione dei mostri e dei draghi, e sono i draghi che custodiscono il tesoro che l’Eroe deve conquistare uccidendo il guardiano. Nella grotta il Bambino è riscaldato da due animali domestici: l’asino e il bue, che sinteticamente rappresentano, se vogliamo, il bene e il male. In tutti i presepi non mancano di certo gli Angeli annunziatori, un chiaro riferimento all’emanazione dell’Uno manifestatosi nella caverna. Più complesso risulta spiegare il simbolismo legato ai pastori. Il pastore è la guida del gregge degli agnelli e per tale ragione è identificato con il Re o il Sacerdote, colui che conduce il popolo, ma anche un livello superiore simbolo del Vegliante, del sapiente che vigila nella notte e conosce il percorso della luna e delle stelle, e quindi sa riconoscere le fasi del tempo. Solo colui che veglia nella notte e conosce i segni del cielo può ascoltare il richiamo degli Angeli e riconoscere che Colui che è nella mangiatoia è la Via da seguire, che occorre rifarsi bambino per trovare la strada che porta alla terra perduta. Animali simbolo sono gli agnelli del gregge per l’offerta sacrificale, il cui nome è simile a quello di Agni, il Dio vedico del fuoco e del sacrificio. Ultimi a comparire sulla scena del Presepe i Re Magi, nel testo di Matteo non sono riferiti i loro nomi ed il loro numero, che in testi non canonici dei secoli successivi varia da due fino a dodici, ma la tradizione del Presepe in modo sapiente sceglie il numero tre e i doni offerti al Bambino sono sempre gli stessi, cioè l’oro, l’incenso e la mirra. I tre doni sono riuniti nella religione ebraica nel rituale dell’offerta di incenso a Jahweh: la tavola d’oro delle offerte viene prima unta con mirra purissima e poi su di essa si brucia incenso. Ognuno dei doni ha però di per sé un significato ben preciso: l’incenso è l’aroma che si offre agli Dei, l’oro è prerogativa dei Re e la mirra è la sostanza che rende incorruttibile il corpo del defunto preservandolo per l’eternità. Essi quindi rappresentano il triplice stato del Bambino che è nato nel Centro del Mondo che è la grotta: Egli è un Dio, un Re e un Uomo immortale.

Raimondo Rodia

 

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