L’ortofrutta pugliese al centro del Patto per l’Export per conquistare nuovi mercati

L’ortofrutta pugliese al centro del Patto per l’Export per conquistare nuovi mercati

27 Febbraio 2023 0 Di Redazione

L’ortofrutta pugliese va messa al centro del Patto per l’Export, perché la Puglia primeggia in Europa con produzioni importanti, dalle pesche alle nettarine, dalle ciliegie all’uva da tavola, fino ai tanti ortaggi tipici della dieta mediterranea, ma la guerra in Ucraina e i rincari energetici spingono i costi correnti per la produzione della frutta e della verdura che arrivano anche a raddoppiare (fino a +119%) con un impatto traumatico sulle aziende agricole.

Ad affermarlo è Coldiretti Puglia, in relazione alla sottoscrizione del primo protocollo per la stabilità, la sostenibilità e la valorizzazione della filiera ortofrutticola pugliese, promosso dall’assessore regionale all’agricoltura, Donato Pentassuglia, il primo passo per un programma strategico di sostegno alle imprese, promozione dell’ortofrutta sui mercati interno ed estero e sviluppo delle filiere.

Vanno aperti nuovi mercati esteri per creare sbocchi commerciali per l’ortofrutta della Puglia, dove si produce il 74% di uva da tavola a livello nazionale, oltre ad altri primati nel segmenti ortaggi e frutta. Per sostenere le esportazioni, la crescita e le nuove opportunità di lavoro occorre investire sulla competitività del Made in Italy a partire dall’apertura a nuovi mercati esteri e dal superamento delle grandi difficoltà create dall’embargo russo.

“Servono al contempo nuovi mercati e maggiori tutele per i produttori circa il prezzo di vendita dei prodotti che possa tutelarli e consentirgli la copertura dei costi di coltivazione, gestione e raccolta dei prodotti così da poter distribuire maggiori ricchezze anche ai lavoratori – insiste Coldiretti Puglia -. L’impennata dei costi di produzione ha colpito tutte le fasi dell’attività aziendale dal riscaldamento delle serre ai carburanti per la movimentazione dei macchinari, dalle materie prime ai fertilizzanti, con spese più che raddoppiate, fino agli imballaggi. Gli incrementi non hanno risparmiato neppure la plastica per le vaschette, le retine e le buste, la carta per bollini ed etichette, il cartone ondulato come il legno per le cassette, mentre si allungano anche i tempi di consegna. Aumenti che sono stati per la maggior parte assorbiti dalle imprese agricole stesse, aumentando le difficoltà del settore, con quasi un produttore di ortaggi su cinque (19%) che ha addirittura lavorato in perdita. In questo scenario l’impennata dei prezzi dei carburanti – continua Coldiretti regionale – rischia di scatenare una tempesta sui costi della logistica con la Puglia che paga il gap delle infrastrutture logistiche non ancora adeguate per il trasporto merci rispetto ai concorrenti degli altri Paesi. In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro al chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1,08 euro/chilometro) e la Germania (1,04 euro/chilometro), ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est: in Lettonia il costo dell’autotrasporto è di 0,60 euro al chilometro, in Romania 0,64 euro/chilometro; in Lituania 0,65 euro/chilometro, in Polonia 0,70 euro/chilometro secondo l’analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga. Il balzo dell’energia ha fatto impennare i costi – sottolinea Coldiretti regionale – dal riscaldamento delle serre ai carburanti per la movimentazione dei macchinari, dalle materie prime ai fertilizzanti, con spese più che raddoppiate, fino agli imballaggi, con gli incrementi che colpiscono dalla plastica per le vaschette, le retine e le buste (+72%), alla carta per bollini ed etichette fino al cartone ondulato per le cassette (+77%), stesso trend di rincari per le cassette in legno, mentre si allungano anche i tempi di consegna, in qualche caso addirittura quintuplicati. Alle barriere commerciali si aggiungono i danni causati dalla concorrenza sleale con quasi 1 prodotto alimentare su 5 importato in Italia che non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori vigenti nel nostro Paese, spesso spinto addirittura da agevolazioni e accordi preferenziali stipulati dall’Unione Europea. E’ necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute, secondo il principio di reciprocità”, conclude Coldiretti.

 

 

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