Coldiretti Puglia: “All’estero si ricerca la cucina italiana ma sono taroccati 3 piatti su 4”

Coldiretti Puglia: “All’estero si ricerca la cucina italiana ma sono taroccati 3 piatti su 4”

27 Novembre 2023 0 Di Redazione

Quasi 1 italiano su 3 (31,6%) in viaggio all’estero per lavoro o in vacanza cerca locali e ristoranti dove può mangiare italiano all’estero per non rinunciare ai sapori di una tavola considerata la migliore del mondo e candidata dal Governo a diventare patrimonio immateriale dell’umanità per l’Unesco, ma 3 volte su 4 si è imbattuto almeno una volta in un piatto Made in Italy, magari tipico della cucina pugliese, taroccato come gli spaghetti meatballs, la variante bizzarra della pasta al sugo con le polpette, il pane con l’olio, dove l’olio è miscelato con qualche goccia di aceto balsamico, il pane all’aglio, rievocativo della bruschetta su cui si strofina aglio fresco, che consiste in pezzi di baguette conditi con burro fuso, aglio e prezzemolo freschi tritati, oltre ad una dose generosa di aglio in polvere, o ‘The Vigil’, la “Festa dei Sette Pesci”, che negli Stati Uniti passa per la più importante festa della tradizione italiana, mentre in realtà in Italia non esiste, piuttosto è usanza in Puglia di mangiare pesce la sera della vigilia di Natale.

Tra gli “orrori a tavola” non mancano l’olio extravergine di oliva o le conserve, ma anche i vini, con i casi di “agropirateria” nel settore vinicolo pugliese che riguardano in particolare Negroamaro, Primitivo, Moscato, Aleatico e Malvasia. In America si producono Moscato, Malvasia e Aleatico, venduti con “DOC” californiane Napa Valley o Sonoma County, ma commercializzati con nomi italiani. Il fenomeno sta colpendo, in maniera particolare, il primitivo pugliese. In America un vino, lo ‘Zinfandel’, viene venduto e si sta affermando sul mercato come ‘Primitivo’ ed i siti non si lasciano sfuggire l’occasione di chiamare in causa continuamente la Puglia, per accrescere il valore e l’immagine del prodotto americano.

“La candidatura della pratica della cucina italiana per l’iscrizione nella Lista rappresentativa dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità dell’Unesco – ricorda  Coldiretti – arriva dopo l’approvazione da parte del Governo del Disegno di Legge su ‘Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del Made in Italy’ che prevede l’istituzione di un ente per la certificazione di qualità a favore della ristorazione italiana all’estero, con ben l’87% degli italiani che ritiene importante per verificare la reale origine dei piatti serviti. Un riconoscimento per il padre della cucina italiana Pellegrino Artusi – prosegue Coldiretti – nato nel 1820 ed autore del primo codice alimentare dell’Italia unita “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” che diede un contributo fondamentale per amalgamare, prima a tavola e poi nella coscienza popolare, le diverse realtà regionali con un comune senso d’appartenenza. E’ anche grazie al prezioso lavoro di Artusi se l’agroalimentare italiano in pochi anni da una economia di sussistenza ha saputo conquistare primati mondiali e diventare simbolo e traino del Made in Italy”.

La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy offre terreno fertile alla proliferazione di prodotti alimentari taroccati all’estero dove le esportazioni di prodotti agroalimentari tricolori potrebbero triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine.

“Le ricette ‘sbagliate’ nel mondo aprono infatti le porte all’agropirateria internazionale il cui valore è salito a 120 miliardi, anche sulla spinta della guerra che frena gli scambi commerciali con sanzioni ed embarghi, favorisce il protezionismo e moltiplica la diffusione di alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale – sottolinea la Coldiretti –  Il fenomeno criminale si sviluppa poi attraverso la vendita, le importazioni, la manipolazione e la trasformazione di prodotti agricoli di dubbia qualità e provenienza che giungono nel nostro Paese e diventano e Made in Italy fregiandosi in modo fraudolento dell’immagine che accompagna, nel mondo, le produzioni del nostro territorio”.

 

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