Cresce il pressing contro i pannelli selvaggi. Terra salentina “mangiata” da impianti fotovoltaici

Cresce il pressing contro i pannelli selvaggi. Terra salentina “mangiata” da impianti fotovoltaici

30 Ottobre 2021 0 Di Redazione

Cresce il pressing per la firma della petizione a tutela del suolo agricolo chiedendo alle istituzioni di investire nelle fonti alternative di energia senza dimenticare il ruolo fondamentale dell’agricoltura e la bellezza unica dei territori pugliesi, che andrebbero compromessi senza una programmazione territoriale degli impianti fotovoltaici a terra.

E’ quanto dice Coldiretti Puglia, in occasione della firma della petizione di Cataldo Motta, già  Procuratore della Repubblica e componente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, a seguito dell’analisi elaborata dal Centro Studi Divulga sul consumo del suolo.

In Puglia risultano già mangiati in 15 anni 157.718 ettari di suolo, uno dei dati più negativi d’Italia- denuncia Coldiretti Puglia – con le forme di consumo indagate riferite ai nuovi impianti fotovoltaici installati a terra che hanno assorbito il 37%  del suolo consumato in Puglia in un anno tra il 2019 e il 2020.

“In un anno la Puglia ha perso altri 493 ettari di suolo per colpa della cementificazione, dell’abbandono e degli impianti fotovoltaici a terra che sottraggono terreni fertili all’agricoltura e pezzi di ambiente e paesaggio alla collettività. La Puglia è stata già abbondantemente violentata da una presenza invasiva di specchi e pale eoliche, sulla cui utilità per la produzione di energia pulita non si discute. Ciò che invece si scontra con le grandi potenzialità agroalimentari e turistiche dei nostri territori è la collocazione selvaggia di tali impianti e del fotovoltaico a terra che sfrutta terreni agricoli di qualità e compromette la fruibilità turistica e paesaggistica delle aree interessate”, denuncia il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

Ipotizzando che sul 10% dei tetti sia già installato un impianto, il semplice utilizzo degli edifici disponibili, secondo le elaborazioni del Centro Studi Divulga, potrebbe generare una potenza fotovoltaica compresa fra 59 e 77 GW un quantitativo sufficiente a coprire l’aumento di energia rinnovabile previsto dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) al 2030.

Preoccupati per l’emergenza climatica, i giovani agricoltori – spiega Coldiretti Puglia – intendono cogliere ogni opportunità offerta dalle tecnologie innovative, avendo come obiettivo la piena attuazione dell’accordo di Parigi sul clima e l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. “Il consumo di suolo agricolo destinato al fotovoltaico a terra minaccia il futuro alle nuove generazioni di agricoltori. Come giovani agricoltori, sosteniamo e promuoviamo ogni giorno l’innovazione tecnologica sostenibile, ma destinando i suoli agricoli al fotovoltaico non ci saranno più terreni da coltivare ed accelereremo la perdita di biodiversità unica della nostra regione” spiega la leader di Coldiretti Giovani Impresa Puglia Benedetta Liberace nel sottolineare che “il suolo vocato all’agricoltura appartiene agli agricoltori e la di multifunzionalità energetica va sviluppata come attività integrata alla coltivazione e all’allevamento, sino a un massimo del 5% della superficie dell’azienda, da realizzare direttamente dagli agricoltori e in aree marginali”.

I giovani agricoltori della Coldiretti propongono che la Regione Puglia e gli enti locali identifichino nelle aree da bonificare, nei terreni abbandonati, nelle zone industriali obsolete e nei tetti delle strutture produttive anche agricole, il luogo idoneo all’installazione del fotovoltaico per la corretta produzione di energia da fonti rinnovabili. “La Puglia – conclude Benedetta Liberace – possiede terreni non destinati all’agricoltura che potrebbero essere messi a valore con il fotovoltaico, ci domandiamo perché utilizzare terreni fertili che già producono valore economico, sociale ed ambientale togliendo traiettorie di futuro alle nuove generazioni di agricoltori”.

 

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