EVO pugliese a ruba. Coldiretti: “-75% di olio sfuso nei frantoi”

EVO pugliese a ruba. Coldiretti: “-75% di olio sfuso nei frantoi”

7 Dicembre 2023 0 Di Redazione

A ruba l’olio pugliese, con i quantitativi di extravergine made in Italy nei magazzini che segna una diminuzione del 75% rispetto allo scorso anno, mentre crolla la produzione mondiale, esponendo il mercato alle fluttuazioni delle produzioni estere e alle speculazioni dei mercati internazionali.

Con il raccolto mondiale che crolla sono schizzati i prezzi dell’olio extravergine a livello nazionale del +49,3%.  Sull’aumento dei prezzi pesano i risultati della scarsa raccolta all’estero, in particolare nella penisola iberica che è il primo produttore ed esportatore mondiale, in una situazione in cui sono straniere 3 bottiglie su 4 consumate in Italia. Le importazioni italiane di olio d’oliva dall’estero hanno segnato il record del secolo per un valore di oltre 2,2 miliardi di euro nel 2022 con un incremento di quasi il 20% nei primi sei mesi del 2023 secondo l’elaborazione Coldiretti su dati Istat.

“Quest’anno la Spagna – sottolinea Coldiretti regionale – dovrebbe attestarsi a circa 765 mila tonnellate, del 34% inferiore alla media degli ultimi quattro anni. Mentre in Turchia la produzione di olio dovrebbe scendere intorno alle 280 mila tonnellate, circa 100mila tonnellate in meno rispetto alla scorsa campagna. Crolla anche la Grecia con 200mila tonnellate previste rispetto alle 350mila dello scorso anno. Solo la Tunisia sembra in recupero con una produzione che può superare le 200 mila tonnellate, sopra le 180mila dell’ultima stagione, avvicinandosi alla media degli ultimi 5 anni che è di 228 mila tonnellate. Per questa situazione internazionale, con le scorte che si stanno esaurendo, il prezzo medio dell’olio extravergine d’oliva, arrivato a livelli record, sembra destinato a salire ancora”.

Intanto, a circa trenta giorni dall’inizio della campagna olivicola 2023/2024 si registrano i primi risultati concreti della collaborazione tra la Cooperativa Puglia Qualità e l’Organizzazione di Produttori Pugliaolive, con l’erogazione degli acconti dei conferimenti del mese di novembre a 7,40 €/kg olio EXTRA (media 110,00 € per q.le olive) e 8,00 €/kg olio BIO (media 115,00 € per q.le olive).

L’ulivo in Puglia è presente su oltre 370mila ettari di terreno coltivato dove si producono anche 5 oli extravergine DOP e 1 IGP Olio di Puglia, con l’olivicoltura pugliese che è la più grande fabbrica green del Mezzogiorno d’Italia con 60 milioni di ulivi, il 40% della superficie del Sud, quasi il 32% nazionale e l’8% comunitaria ed un valore di 1 miliardo di euro di PLV (Produzione Lorda Vendibile) di olio extravergine di oliva.

“Anche per sostenere l’economia ed il lavoro, il consiglio di Coldiretti è di scegliere le produzioni Made in Italy verificando attentamente l’etichetta. Infatti sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati – denuncia Coldiretti Puglia – non sempre è messo in evidenzia e ben leggibile che si tratta di “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva per garantire ai consumatori una maggior consapevolezza su quello che acquistano. E’ meglio quindi guardare con attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100% da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive. In tale ottica i contratti di filiera con i fondi del Pnrr sono fondamentali per lo sviluppo di prodotti 100% italiani per dare opportunità di lavoro, sostenendo ambiente e cultura, con l’olio extravergine d’oliva che è una delle componenti fondamentali della Dieta Mediterranea e della cucina italiana candidata a diventare patrimonio dell’Unesco come riconoscimento di un legame fra enogastronomia, storia, società e lavoro che rappresenta ormai un asset determinante per il Paese”.

 

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