Halophila stipulacea, una pianta “aliena” lungo le coste salentine

Halophila stipulacea, una pianta “aliena” lungo le coste salentine

27 Febbraio 2023 0 Di Redazione

Uno studio pubblicato su “Mediterranean Marine Science” rivela che, lungo le coste del Salento, sono cresciute vere e proprie “praterie” di Halophila stipulacea, una pianta “aliena” entrata nel Mediterraneo dal Canale di Suez pochi anni dopo la sua apertura: la pianta ha qui creato un nuovo habitat che è necessario monitorare.

L’invito è dei ricercatori autori dello studio, “The hidden invasion of the alien seagrass Halophila stipulacea (Forsskål) Ascherson along Southeastern Italy”, Luigi Musco e Andrea Toso del Dipartimento di Scienze e tecnologie biologiche e ambientali dell’Università del Salento e del National Biodiversity Future Center.

“L’inquinamento biologico causato dall’invasione di specie aliene nei nostri mari è considerata una delle principali minacce alla biodiversità delle nostre coste – spiega il professor Luigi Musco, docente a UniSalento di Zoologia -. Le specie in grado di modificare gli ecosistemi marini creando veri e propri “habitat alieni” sono tra quelle che destano le maggiori preoccupazioni. Halophila stipulacea è una pianta marina, lontana parente della nostra Posidonia oceanica, entrata appunto dal Canale di Suez, che, nei decenni, si è diffusa lentamente nel Mediterraneo sud-orientale, dove le condizioni ambientali risultavano favorevoli per questa pianta tropicale. Recenti studi avevano indicato che, a seguito del riscaldamento globale, la pianta avrebbe avuto il potenziale di invadere l’intero Mediterraneo nei prossimi decenni. Ma negli ultimissimi anni si sta assistendo a un suo repentino avanzamento verso nordovest, e la pianta ha già raggiunto la Sardegna e la Francia. In Puglia la presenza di Halophila stipulacea è passata praticamente inosservata fino all’anno scorso, quando abbiamo scoperto vere e proprie praterie, estese e dense in località turistiche come Otranto, Gallipoli, Nardò. Halophila stipulacea in queste aree ha creato un nuovo habitat. Pur senza lanciare allarmismo, è necessario valutare gli effetti che questo invasore può avere sugli habitat nativi e sulla fauna marina delle nostre coste”.

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