Il contributo di UniSalento al rapporto internazionale sul cambiamento climatico

Il contributo di UniSalento al rapporto internazionale sul cambiamento climatico

3 Dicembre 2020 0 Di Redazione

Porta anche la firma dell’Università del Salento il primo “Mediterranean Assessment Report”, il rapporto scientifico su clima e cambiamento climatico nel bacino del Mediterraneo stilato da più 190 scienziati di 25 Paesi riuniti nel network indipendente MedECC – Mediterranean Experts on Climate and environmental Change.

Si tratta di un documento che mette a disposizione di cittadini, politici e decisori valutazioni scientifiche rigorose utili a ragionare sulle problematiche legate a cambiamenti climatici, inquinamento, utilizzo di risorse e specie “invasive”; descrive gli impatti sull’ambiente, sulla società e sui settori produttivi e le strategie di adattamento per limitare i rischi.

Disponibile online all’indirizzo https://www.medecc.org/first-mediterranean-assessment-report-mar1/, è stato realizzato su mandato dell’Unione per il Mediterraneo e del programma UNEP-MAP delle Nazioni Unite. Il capitolo 2, sui “Drivers of change”, le “forzanti” del cambiamento climatico, è stato coordinato da Piero Lionello, docente UniSalento di Oceanografia e fisica dell’atmosfera; mentre Sergio Rossi, docente UniSalento di Zoologia, è uno degli autori del capitolo 4 sugli ecosistemi.

Il lavoro di ricerca e i principali risultati verranno illustrati nel webinar “Il Mediterraneo nel cambiamento globale”, in programma giovedì 3 dicembre 2020 alle ore 16 su https://bit.ly/medecc.

Dopo l’introduzione del Rettore Fabio Pollice, su “Il Mediterraneo e la ricerca del DiSTeBA” interverrà il direttore del Dipartimento di Scienze e tecnologie biologiche e ambientali Ludovico Valli. Seguiranno le relazioni di Piero Lionello su “Clima e fattori di cambiamento” e di Sergio Rossi su “Gli ecosistemi nel cambiamento in atto”. Alberto Basset, Delegato alla Sostenibilità, parlerà poi di “L’Università del Salento e i temi della sostenibilità”, e in conclusione i presidenti dei consigli didattici di Scienze Ambientali Irene Petrosillo e di Biologia Stefano Piraino parleranno di “L’ambiente del Mediterraneo nella didattica del DiSTeBA”.

Praticamente tutte le aree del bacino del Mediterraneo, nei continenti e nel mare, sono influenzate dai recenti cambiamenti antropogenici. I principali fattori includono il cambiamento climatico, l’aumento della popolazione, l’inquinamento, l’utilizzo insostenibile del suolo e del mare e l’introduzione di specie non indigene. Nella maggior parte delle aree, sono coinvolti sia gli ecosistemi naturali che i mezzi di sussistenza della popolazione umana.

A causa delle tendenze globali e regionali, gli impatti saranno esacerbati nei prossimi decenni, soprattutto se il riscaldamento globale supererà di 1,5-2°C il livello preindustriale. Sono necessari significativi e maggiori sforzi per adattarsi ai cambiamenti inevitabili, mitigare i fattori di cambiamento e aumentare la resilienza.

Nel bacino del Mediterraneo:

  • le temperature regionali medie annuali sono attualmente di 1,5° C più elevate rispetto al periodo preindustriale, e potrebbero aumentare fino a oltre 5° C alla fine del secolo in uno scenario con elevate concentrazioni di gas serra. L’aumento della frequenza, dell’intensità e della durata delle ondate di calore comporta significativi rischi per la salute delle fasce vulnerabili della popolazione, specialmente nelle città, e per gli ecosistemi;
  • le precipitazioni diminuiranno, sia pure con differenze fra le varie aree. Le precipitazioni estive saranno probabilmente ridotte del 10-30% in alcune regioni alla fine del secolo, aggravando la carenza idrica esistente, favorendo la desertificazione e diminuendo la produttività agricola, posta a rischio, inoltre, da più frequenti e intensi eventi estremi, salinizzazione e degrado del suolo. È verosimile che la domanda di irrigazione aumenti dal 4 al 18% entro il 2100. Il cambiamento demografico, inclusa la crescita dei grandi centri urbani, contribuiranno ad aumentare significativamente la domanda idrica complessiva;
  • le risorse ittiche sono minacciate da pesca eccessiva, specie non indigene, riscaldamento, acidificazione dei mari, inquinamento, che possono portare nel Mediterraneo all’estinzione di oltre il 20% dei pesci e degli invertebrati marini di utilizzo commerciale entro il 2050;
  • nel 20mo secolo il livello del mare nel Mediterraneo è cresciuto di circa 14cm. Ci si attende un innalzamento compreso fra 20 e 110 cm entro il 2100, con un impatto potenziale su 1/3 della popolazione nella regione.
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