“La poesia dialettale dell’Ottocento Capitano Black”. Una conferenza all’UniPopolare di Galatina

“La poesia dialettale dell’Ottocento Capitano Black”. Una conferenza all’UniPopolare di Galatina

1 Marzo 2024 0 Di Redazione

Oggi alle ore 18, nella sala conferenze dell’ex Palazzo De Maria, in Corte Taddeo, è in programma un primo di tre incontri che l’Università Popolare dedica alla poesia. L’evento odierno, che sarà introdotto dalla vice presidente Maria Rita Bozzetti, prevede una relazione del prof. Antonio Lucio Giannone su “Giuseppe De Dominicis (Capitano Black) e la poesia dialettale dell’Ottocento”.

Nei successivi incontri saranno illustrate “Le voci della poesia religiosa” a cura della poetessa Maria Rita Bozzetti e verrà analizzata “La linea poetica salentina: appunti ed ipotesi di lavoro” a cura di Simone Giorgino.

Ritornando alla conferenza odierna, nasce ovvia la domanda: chi era Capitano Black?

Lo chiamavano Capitano Black scriveva poesie, avrebbe avuto molto da raccontare e regalare al Salento e al mondo della letteratura, perché i suoi versi, rigorosamente in vernacolo piacevano, viaggiavano lungo una saggia scia di ironia, raccontavano la condizione umana al di là del verso strappando un sorriso e una riflessione. Ma il Capitano Black, Giuseppe De Dominicis, non ha vissuto abbastanza a lungo da sapere come sarebbe andata a finire, perché a soli 35 anni ha salutato la vita, consegnando il suo nome alla storia della letteratura. Giuseppe De Dominicis nasce l’11 settembre 1869 a Cavallino, e viene avviato alla vita da pastore, lavoro che, un po’ per la tenera età, un po’ per la sua indole, svolge senza alcun entusiasmo. Dentro sente il bisogno di mantenere saldo il rapporto con il vernacolo, così decide che sarà quella la lingua in cui scriverà.

Nel 1982 pubblica “Scrasce e Gersumini”, la sua prima raccolta poetica in vernacolo, con prefazione di Sigismondo Castromediano. Sarà un successo, tanto che nel 1893 pubblica “Canti de l’autra vita”.

Antonio Lucio Giannone, professore emerito di Letteratura italiana contemporanea dell’Università del Salento, è stato nostro ospite in più occasioni e abbiamo avuto pertanto già modo di apprezzare la sua fine e profonda cultura. Nella presentazione di due volumi scritti di recente in suo onore, quale tributo al suo insegnamento universitario e ai suoi studi, si afferma come il loro titolo, “Metodo e passione”, connoti il suo magistero di contemporaneista rigoroso e appassionato: “da un lato, la passione, in quanto connotazione etica di un bisogno estetico e di storia; e dall’altro, il metodo, in quanto attenzione esaustiva al testo, nel segno di una indefettibile dedizione ad esso, alle sue peculiarità e specificità. A questa armoniosa integrazione ha sempre ispirato la sua lunga e operosa fedeltà di studioso”.

Mario Graziuso

 

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