Progetti di accoglienza in famiglia per donne afghane: la solidarietà oltre i like

Progetti di accoglienza in famiglia per donne afghane: la solidarietà oltre i like

5 Dicembre 2021 0 Di Redazione

Sono passati meno di quattro mesi dal ritorno al potere dei talebani in Afghanistan, ma i riflettori sull’emergenza esplosa in agosto si sono già spenti. L’attenzione mediatica cala di giorno in giorno e le immagini di quel popolo che, pur di sfuggire al controllo tiranno della propria terra, si aggrappava agli ultimi aerei occidentali in partenza e lanciava i propri figli in mani sconosciute, oltre il filo spinato, sembrano ormai lontani ricordi.

Nonostante ciò, la deriva umanitaria è tutt’altro che superata. Ma il tempo della solidarietà non si è ancora esaurito. Ognuno di noi può dare il suo contributo con i percorsi di accoglienza in famiglia di cui Arci Lecce Solidarietà è promotrice. Progetti rivolti a donne afghane, sole o con bambini, che possono essere ospitate da famiglie locali per un breve periodo, prima del loro inserimento in progetti d’accoglienza ordinari.

Anche durante la permanenza in famiglia, Arci Lecce Solidarietà darà agli ospiti supporto legale, psicologico e sociale, con l’affiancamento di mediatori. E si occuperà degli accompagnamenti presso gli enti preposti, come questura, Asl o scuole. Il percorso in famiglia avrà la durata di 4 o 5 mesi ed offrirà ai beneficiari un’opportunità unica di inserimento sociale e di avviamento all’autonomia all’interno di un contesto del tutto nuovo.

“L’incontro e la conoscenza reciproca regaleranno, anche alle famiglie ospitanti, un’esperienza umana unica”, spiega Anna Caputo, presidentə di Arci Lecce Solidarietà, “a contatto con una cultura millenaria ben diversa da quella che gli estremisti, attualmente al governo a Kabul, vorrebbero imporre in quel Paese, martoriato da guerre e occupazioni senza fine”.

L’accoglienza in famiglia è anche un modo per rispondere direttamente alle due più grandi emergenze umanitarie attuali in Afghanistan: quelle che minacciano le donne ed i bambini.

Dal ritorno al potere del regime talebano, le donne afghane sono state allontanate dai posti di lavoro e poste sempre più ai margini della vita del Paese. Le scuole sono state riaperte soltanto a studenti e insegnanti maschi. Ed anche le dipendenti pubbliche sono state costrette a casa sino a nuovo ordine. Una stretta intrisa di fondamentalismo e mascherata da motivi di sicurezza, che ha visto violente ripercussioni su coloro che si sono ribellate.

A tutto ciò si aggiungono l’allarme freddo, portato dall’inverno che incombe e che, in Afghanistan, può registrare temperature fino a 25 gradi sotto lo zero, ed il pericolo fame. Minacce che possono rivelarsi fatali per i numerosissimi sfollati interni, calcolati in quasi 700mila da UNHCR, e soprattutto per i bambini.

L’accoglienza in famiglia diventa così un modo unico per far fronte in prima persona all’emergenza, con una solidarietà che va oltre i like.

 

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