Tavola del Made in Italy bocciata dalle etichette a colori

Tavola del Made in Italy bocciata dalle etichette a colori

22 Novembre 2021 0 Di Redazione

La tavola del Made in Itay è bocciata dalle etichette a colori, con il Nutriscore che finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali come l’olio extravergine di oliva per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la composizione.

A denunciarlo è la Coldiretti, con l’etichetta nutrizionale a colori che sta avanzando in Europa, dal Nutriscore francese a quella a semaforo inglese, che boccia peraltro ingiustamente quasi l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine (Dop/Igp) che la stessa Ue dovrebbe invece tutelare e valorizzare soprattutto nel tempo del Covid. Lo stop del presidente del Consiglio italiano Draghi al Nutriscore rafforza il fronte dei Paesi contrari al sistema di etichetta nutrizionale a colori – aggiunge Coldiretti Puglia – che è fuorviante, discriminatorio ed incompleto.

Il Nutriscore assegna a ogni alimento un colore in base al livello di grassi, zuccheri e sale, calcolati su una base di riferimento di 100 grammi di prodotto e che, proprio per questo, va a penalizzare – aggiunge Coldiretti Puglia – molti degli ingredienti della dieta mediterranea, compreso l’olio extravergine di oliva, identificandolo come “grasso”, senza considerarne la reale dose di consumo giornaliero, il lato nutrizionale e i benefici a esso correlati. L’equilibrio nutrizionale – precisa la Coldiretti regionale – non ricercato nel singolo prodotto ma nell’equilibrio tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e per questo non sono accettabili etichette semplicistiche che allarmano o scoraggiano il consumo di uno specifico prodotto

“Gli algoritmi che vanno per la maggiore, purtroppo, non tengono in considerazione i comprovati effetti sulla salute dell’olio d’oliva, un grasso studiato molto più approfonditamente degli altri”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia, denunciando che “il giudizio sostanzialmente poco positivo che le principali etichette a semaforo danno all’olio d’oliva è poco rispettoso della vasta letteratura scientifica che prova come questo grasso abbia effetti positivi sulla salute”.

Concentrandosi su un numero limitato di nutrienti e non tenendo in considerazione vitamine, sali minerali e antiossidanti fa passare in secondo piano la complessità della composizione degli alimenti, inducendo semplicisticamente il consumatore a percepire come buoni i cibi a cui viene associato il colore verde e come cattivi gli alimenti classificati con il colore rosso: il paradosso che ne deriva è la penalizzazione di prodotti come l’olio extravergine di oliva (che, a causa della percentuale di grassi, viene bollato con il semaforo rosso) e l’attribuzione del bollino verde a prodotti unanimemente riconosciuti come poco salutari, come le bibite light.

“L’olio extravergine di oliva non è “soltanto” un alimento salutare, ma addirittura medicinale, come sostenuto dalla stessa Food and drug administration statunitense, incaricata di regolamentare i prodotti alimentari e farmaceutici, tanto che la FDA permetterà ai produttori di scrivere in etichetta che l’assunzione quotidiana di 20 grammi di olio extravergine (circa due cucchiai) apporta un’elevata quantità di acido oleico, che può ridurre per esempio il rischio di malattie coronariche”, insiste il presidente Muraglia.

L’etichetta a semaforo è un modello che potrebbe essere adottato anche in India, mentre in Sudamerica rischia di fare scuola il bollino nero cileno che – prosegue Coldiretti – sconsiglia di fatto l’acquisto di prodotti proprio come il Parmigiano, il Gorgonzola, il prosciutto e, addirittura, gli gnocchi, e a cui potrebbe guardare il Brasile mentre l’Australia ha già adottato un sistema a stelle (Health star rating) che come il nutriscore sui basa sulla presenza di determinate sostanze in 100 grammi di prodotto.

Una anomalia che sta facendo allargare il fronte dei Paesi contrari nella Ue con perplessità che stanno crescendo in Spagna dove il Senato con una mozione della commissione salute e consumo ha chiesto al Governo di bloccare l’adozione del Nutriscore, che provocherebbe “incertezza negli operatori del settore agroalimentare e confusione nel consumatore” soprattutto per l’opposizione dei produttori di olio di oliva e in Francia dove sotto la pressione di produttori di formaggio il ministro dell’Agricoltura ha dichiarato che «è necessaria una revisione della metodologia su cui si basa il sistema, perché determina classificazioni che non sono necessariamente conformi alle abitudini alimentari».

L’Italia – precisa la Coldiretti – si sta muovendo con intelligenza per rafforzare ulteriormente una coalizione a supporto di un sistema armonizzato, che sia diverso dal Nutriscore e che vada a rivedere alcuni dei principi e idee alla base del sistema francese, supportata anche formalmente al momento da Repubblica Ceca, Romania, Cipro, Grecia e Ungheria. Ora la battaglia si sposta in Europa – conclude Coldiretti – per evitare un grave danno per il sistema agroalimentare italiano proprio in un momento in cui potrebbe essere l’elemento di traino di un piano strategico di internazionalizzazione per far crescere la presenza del Made in Italy sui mercati stranieri.

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